Gli edifici di una certa epoca, come ad esempio gli ex cascinali, oramai convertiti in villette di campagna, ma allo stesso tempo tutti gli edifici di una certa epoca, hanno tutti lo stesso problema: l’umidità! Nello specifico stiamo parlando dell’umidità di risalita, dovuta alla capillarità.
La capillarità è l’insieme di fenomeni dovuti alle interazioni fra le molecole di un liquido e un solido sulla loro superficie di separazione.
L’umidità di risalita è un fenomeno possibile a causa delle proprietà capillari dell’acqua: è una delle cause principali del degrado in edilizia o dei materiali impiegati nell’edilizia civile del nostro paese. L’acqua, per capillarità, fa un percorso in “salita” dal suolo, fino a raggiungere i muri della nostra costruzione, comportandosi come nel “principio dei vasi comunicanti”: secondo la legge di gravità terrestre il liquido contenuto in due vasi comunicanti rimane allo stesso livello, quando i vasi hanno dimensioni differenti, il liquido salirà in misura inversamente proporzionale alla dimensione dei vasi stessi, cioè salirà più in alto proporzionalmente alla ridotta dimensione capillare (legge di Jurin). Ma non tutti i liquidi si comportano secondo questo fenomeno fisico, ma l’acqua si, ed è per questo motivo che risalendo rovina gli elementi edilizi. Nell’immagine che segue viene messo a paragone la risalita capillare dell’acqua e del mercurio.
L’umidità di risalita capillare in edilizia è un problema che si manifesta nelle murature che si trovano al piano terra degli edifici a contatto con il terreno, le cui mura non sono state adeguatamente isolate.
Il motivo per cui l’acqua sale nei muri è, quindi, ad un fenomeno fisico. Inoltre nelle molecole d’acqua è presente una forza che le mantiene unite e legate tra loro, questa si chiama “forza di coesione” di natura elettrostatica. Lo stesso liquido possiede anche una “forza di adesione” (sempre di natura elettrostatica n.d.r.) che gli permette di aderire molto bene anche su molecole di altra natura. Facciamo un esempio: osservando una goccia d’acqua su un vetro in verticale (ad esempio quello di una finestra) potremmo notare che questa non scivoli, mantenendosi, senza scivolare verso il basso.
Il contatto delle fondazioni con il terreno umido, provoca la risalita verticale dell’acqua all’interno del manufatto per effetto dell’assorbimento capillare. L’altezza della risalita capillare è inversamente proporzionale al diametro dei pori del materiale; ad esempio in muri di mattoni la cui porosità varia tra 1 e 10 µ, l’altezza massima teorica di risalita varierà tra 15 cm e 1,5 m
I segni visibili della presenza di una risalita capillare sono i classici distacchi della pittura e dell’intonaco. Osservando più attentamente si può notare la presenza di Sali bianchi nei punti di distacco. Questi eventi, quando colpiscono anche l’interno dell’edificio sono “accompagnate” anche dallo sgradevole odore di umidità con contestuale aumento dell’umidità relativa ambientale.Oltre ai danni estetici agli edifici, l’eccesso di umidità negli ambienti, la diminuzione delle temperature (superficiali) dei muri interni causa la formazione di muffe che, disperdendosi nell’aria e quindi respirate, posso causare patologie non trascurabili come raffreddori, allergie, o infezioni respiratorie.
Vi sono diverse metodologie che posso essere applicate, quasi tutte molto onerose in termini di intervento edilizio, l’università degli studi di Venezia (proprio loro, di umidità se ne intendono… n.d.r.) ha proposto all’inizio del nuovo millennio alcune soluzioni come la ricucitura delle murature, la tecnica dei sifoni atmosferici, il taglio orizzontale della muratura, la formazione di barriere chimiche, gli intonaci macroporosi, il rivestimento impermeabilizzante osmotico, i drenaggi, le barriere elettrosmotiche. Vediamo nel dettaglio alcuni di questi interventi, quelli più ritenuti performanti.
Questa tecnica, mossa dalla necessità di aumentare la superficie esterna di evaporazione e ridurre, allo stesso tempo, la sezione orizzontale della muratura (così da diminuire la quantità di acqua per capillarità) si basa sul principio che l’aria esterna, più asciutta, e di conseguenza più leggera di quella che si troverà all’interno dell’edificio, salendo all’interno del canale di aerazione sposterà l’aria umida e pesante, accumulata dentro il sifone, verso l’esterno. Lo scopo del sifone è quello di aumentare l’evaporazione dell’acqua contenuta nei muri, provocando una corrente di aria umida dall’alto del sifone verso l’esterno e richiamando contemporaneamente aria secca all’esterno.
L’intervento è caratterizzato dalla messa in opera di idonei sifoni prefabbricati (lunghezza variabile dai 10 cm ai 50 cm) di materiale poroso dotati di un canale centrale (realizzato in cotto, plastica, ecc.) di forma triangolare, circolare o pentagonale.
Questi sifoni saranno alloggiati in fori (eseguiti dall’esterno verso l’interno per una profondità pari a circa la metà dello spessore del muro) di sezione rettangolare.
Dovrà essere realizzata una fila orizzontale di perforazioni, tre per ogni metro lineare di muratura, ad una quota non inferiore ai 20-25 cm dal terreno. In presenza di murature estremamente umide si potrà ricorrere ad una seconda fila parallela di perforazioni. L’inserimento dei sifoni all’interno dei fori avverrà con una pendenza verso l’esterno di circa 30° con apposita malta porosa. In commercio esistono delle cartucce che si basano sul medesimo principio.
Buoni risultati sono ottenuti con sbarramenti impermeabili per mezzo di un taglio orizzontale della muratura, oggi realizzato con seghe a catena o con filo diamantato utilizzato anche nelle cave di pietra. L'operazione si fa in due tempi: prima si fanno una serie di incisioni di ca 60 cm di lunghezza e di 20-30 cm di altezza, a intervalli uguali alla lunghezza delle incisioni. Il massimo di spessore del muro che si può così tagliare con lo scalpello è di ca 1,20 m se si lavora dai due lati. Si inserisce allora negli intagli una soletta isolante che può essere di catrame colato a caldo, da fogli di
piombo di 1,5-2 mm almeno di spessore coperto di bitume, da bacchette d'asfalto compresse, etc. Il muro viene poi ricostruito in breccia, avendo cura di comprimere adeguatamente i materiali in modo che possano sopportare il carico del muro e di lasciare da una parte e dall'altra uno spazio libero di 3-4 cm che permetta d'assicurare la sovrapposizione e la saldatura degli elementi successivi dello strato isolante.
Quando l'incisione richiusa è ben indurita, si passa alla seconda fase dell'operazione tagliando le parti del muro rimaste intatte tra le prime incisioni e facendovi scivolare la soletta isolante. Se la stabilità lo esige e permette, i tagli possono essere fatti ad arco. Al momento di sistemare gli strati isolanti, si avrà sempre cura di lasciarli sporgere leggermente dall'intonaco, per eliminare ogni rischio di contatto di questo con il muro sottostante. I problemi pratici che si hanno con il metodo del taglio della muratura, dipendono dal tipo di muro da tagliare, sarà difficile da realizzare quando ci troviamo di fronte a muri eseguiti con pietre dure, materiali non omogenei o costruzioni in cui la disposizione dei conci non permette una continuità del taglio.
Questi tipi di rivestimenti hanno la capacità di occludere i pori della struttura una volta penetrati a fresco al suo interno per pochi millimetri, questo consentirà l'impermeabilizzazione del manufatto grazie ad una barriera fisica che impedirà all'acqua di permeare completamente il supporto e, allo stesso tempo, garantirà la traspirazione del muro. Il prodotto è costituito in genere da un legante idraulico (preferibilmente calce idraulica), sabbia di quarzo e aggregati pozzolanici e betoniti.
Prima di procedere con l'applicazione del legante osmotico si dovrà provvedere alla pulizia della superficie e, se necessario, si opererà un consolidamento delle parti friabili o distaccate. L'area da impermeabilizzare dovrà essere bagnata a più riprese fino a saturazione, dopodiché si procede con la stesura (mediante pennello o spatola) del preparato, a consistenza di boiacca, eseguita a copertura totale in strati successivi; la prima stesura dovrà penetrare bene nel supporto e dovrà essere asciutta prima di procedere con la mano successiva.
Gli interventi descritti hanno un funzionamento ma hanno alcune (ovvie) criticità:
Nella ricerca della soluzione definitiva mi sono imbattuto in una tipo di soluzione non invasiva che promette bene. Sto parlando dell’azienda nata in Svizzera B iodry Technology. L’azienda produce un dispositivo non invasivo che permetterebbe di risolvere definitivamente i problemi dell’umidità di risalita.
Sul proprio sito internet, Biodry riporta alcune immagini di interventi eseguiti su edifici, come alcune chiese e edifici comunali.
Il dispositivo Biodry capta le onde di disturbo già presenti nella casa e le riflette uguali e contrarie, annullando così la causa della risalita capillare. Nel giro di 12 mesi il muro solitamente si asciuga completamente e questo viene verificato dalla stessa azienda con una serie di controlli e misurazioni eseguite secondo le norme UNI. Tali controlli, consistenti nella verifica dell’umidità all’interno dei muri con alcuni piccoli saggi, avvengono fino al rilascio di una certificazione del muro asciutto. Il dispositivo è di dimensioni ridotte (circa 24 cm di altezza per un peso di 650 grammi)
In sostanza, grazie ad un principio fisico, il sistema interrompe le interferenze create dalle cariche elettriche e il muro riacquista la propria dimensione naturale. Il sistema per deumidificare i muri umidi BIODRY Technology è un processo totalmente reversibile ed offre una deumidificazione naturale, relativamente rapida, sicura e duratura in tutta la sezione del muro entro un raggio prestabilito. In qualsiasi momento asportando il dispositivo dallo stabile si riporta l’ equilibrio di polarità allo stato iniziale con il conseguente ritorno dell’umidità di risalita nei muri. La funzione dell’apparecchio è quella di invertire solo ed esclusivamente la direzione delle molecole d’acqua presenti nei muri senza creare scompensi biologici a nessuna forma di vita la certificazione CE lo garantisce.
Il principio di funzionamento della tecnologia si articola in quattro fasi:
Il dispositivo, però, non potrà essere più rimosso dall’edificio in quanto ha una funzione continua. Che sia la soluzione definitiva per la risalita capillare?