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Sicurezza sul lavoro in Italia: tra norme, sanzioni e una nuova prospettiva culturale

Domenico Gagliardi • feb 27, 2024

Analisi dell'evoluzioni necessarie per abbattere i terribili dati statistici degli infortuni in Italia

L'incidente di Firenze del venerdì scorso ha determinato, come spesso accade subito dopo le morti sul lavoro, una grande attività politica e giornalistica con lo scopo di cercare soluzioni nelle norme, nell'inasprimento delle sanzioni, nella creazione di nuovi codici e nuovi reati. Io credo che per giudicare le norme, bisogna conoscerle a fondo. La normativa vigente in Italia sulla Sicurezza sul lavoro non solo esiste ed è valida, ma contiene anche sanzioni per ogni obbligo previsto. Dal mio punto di vista, le regole della norma (che potrà anche essere migliorabile) sono valide ed efficaci, se applicate. Nel caso specifico del cantiere, l'attività di sicurezza e le responsabilità sono ben identificate, ad esempio, agli articoli 17 e 18 (Obblighi del datore di lavoro e dei dirigenti). Le sanzioni accompagnano ogni articolo dedicato agli obblighi e sono spesso oggetto di rivalutazioni in ogni aggiornamento normativo.

In una situazione come questa, il miglioramento degli indici infortunistici passa, quindi, attraverso l'applicazione dei codici. Nel mio piccolo, ho constatato quanto la formazione sulla Sicurezza sia in grado di modificare la sensibilità delle persone sul tema. E le persone fanno la differenza, sempre, in ogni settore.

Da due anni siamo in attesa del nuovo accordo Stato-Regioni (quello attuale è datato 21/12/2011). La legge 146/2021 ha determinato una modifica che considero importante, ovvero l'obbligatorietà della formazione sulla sicurezza del datore di lavoro, mai prevista in precedenza. Certamente, un obbligo non impedisce la possibilità che i datori possano comunque formarsi, ma avrà sicuramente un impatto diverso. Eppure, nonostante l'aggiornamento normativo del 2021, ancora oggi non vi è traccia dell’aggiornamento che avrà l'obiettivo di descrivere le modalità, contenuti, durata e aggiornamento di questa "nuova" formazione.

Il Ministro Nordio, come riportato dall'articolo sul web pubblicato sul Fatto Quotidiano del 21 febbraio, si è espresso dicendo di essere "abbastanza contrario" a chi gli chiedeva della possibilità di introdurre il reato di omicidio sul lavoro. Anche io non sono d'accordo. Credo che le sanzioni per chi ha la responsabilità di assicurare la salute e sicurezza dei propri lavoratori debbano essere molto severe, ma allo stesso tempo, ritengo che l'introduzione di nuovi reati non possa risolvere il problema.

I dati sugli infortuni sul lavoro in Italia sono allarmanti. A livello europeo, confrontando i dati tra l'Italia e la Francia (con 59,11 milioni di abitanti la prima e 67,75 la seconda), si evidenzia come il tasso degli infortuni sia peggiore in Francia (circa 855.000 casi contro 359.000 nel 2020). Per gli infortuni mortali, però, il nostro Paese si pone in testa alla graduatoria rispetto a tutti i Paesi dell'eurozona. Sul totale di circa 3.400 casi di infortuni con esito mortale registrati, il primato spetta all'Italia, che nel 2020 ha fatto registrare ben 776 decessi (fonte www.anmil.it). 

Nel 2023, i dati italiani sono ancora meno incoraggianti: 1.041 decessi.

In tale situazione è evidente che un inasprimento delle sanzioni esistenti non porterebbe a un miglioramento significativo degli infortuni. Lo stesso ministro Nordio, rispondendo a chi gli chiedeva della possibilità di introdurre il reato di omicidio sul lavoro, ha spiegato "con l'esperienza dell'omicidio stradale, che ha aumentato a dismisura la pena, gli incidenti non sono diminuiti ma aumentati". Il ministro ha parlato di "altre misure allo studio" per contrastare il lavoro sommerso ma ha chiuso la porta a qualsiasi valutazione sull'ipotesi del reato di omicidio sul lavoro (fonte www.ilfattoquotidiano.it).

Gli interventi dovrebbero interessare l'attività di controllo, non solo nei cantieri, ma in tutti i luoghi di lavoro. Potrebbe essere il caso di assumere e formare un buon numero di ispettori, sulla base della capillarità della presenza sul territorio delle ASL. Non si tratterebbe degli ispettori già presenti (servizio SPRESAL, ovvero Servizio di Prevenzione E Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) ma sarebbe utile l'investimento per un ispettore “amico", ovvero un esperto che svolga sopralluoghi nei pressi delle aziende con l'obiettivo di aiutare datori di lavoro e consulenti nel miglioramento delle valutazioni dei rischi e nella gestione delle misure preventive e protettive. Si dovrebbero accogliere, inoltre, misure di miglioramento dei percorsi formativi per datori di lavoro e lavoratori. Grazie alla formazione si creerebbe maggior consapevolezza dei ruoli e una miglior comprensione di cosa significhi "riduzione della probabilità". Queste misure sarebbero in grado di garantire drastiche riduzioni degli incidenti sul lavoro.


Sentite condoglianze ai familiari delle vittime.


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